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Ansdipp e Uneba: non abbandonate a se stesse le strutture che ospitano anziani e persone fragili

COMUNICATO STAMPA

La richiesta di aiuto di ANSDIPP e UNEBA alle Istituzioni: «Non abbandonate gli anziani nelle RSA»

Sergio Sgubin Presidente Ansdipp: «Le decisioni che non hanno diritto alle cure ospedaliere, alla terapia intensiva o al tampone sono state calate dall’alto e non abbiamo potuto far altro che eseguire quanto indicato: gli ospiti delle Rsa devono rimanere nelle Residenze per anziani e il personale è costretto a gestire un’infezione senza essere strutturati e preparati»

Franco Massi, Presidente Uneba: «Si chiede che l’età non sia un criterio per le cure: le RSA sono state abbandonate a se stesse»

4 APRILE 2020 – «Non abbandonate gli anziani nelle RSA». È la richiesta che fanno congiuntamente Sergio Sgubin, Presidente di ANSDIPP l’associazione nazionale dei manager del socio-sanitario che conta oltre 300 affiliati in rappresentanza di quasi tutte le regioni, e Franco Massi, presidente dell’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale (Uneba), che raccoglie circa 1000 enti in tutta Italia, in gran parte non profit dediti all’assistenza agli anziani, in relazione all’emergenza Covid-19.

«Abbiamo un’emergenza che non ci aspettavamo e una pandemia che non riusciamo a gestire perché le strutture per anziani non sono attrezzate e strutturate per fornire assistenza sanitaria ospedaliera – spiega Sergio Sgubin – I nostri direttori e manager gestiscono le strutture per anziani e disabili che sono state pensate per garantire alle persone ultraottantenni una lungodegenza serena e assistita, curandole dal punto di vista assistenziale e umano. Le decisioni che non hanno diritto alle cure ospedaliere, alla terapia intensiva o al tampone sono state calate dall’alto e non abbiamo potuto far altro che eseguire quanto indicato: gli ospiti delle Rsa devono rimanere nelle Residenze per anziani e il personale è costretto a gestire un’infezione senza essere strutturati e preparati».

Continua Franco Massi, presidente Uneba: «Le regioni del nord Italia, dove nelle scorse settimane è esplosa l’infezione, hanno affrontato l’emergenza in modi diversi, seppur tutti, o quasi tutti, all’interno delle direttive previste dai decreti legge, dal Ministero della Salute e dalla Protezione Civile. Dopo la concentrazione dell’attenzione e delle risorse strumentali ed umane verso gli ospedali è indispensabile focalizzare gli impegni verso le strutture per anziani. Oggi ci sono regioni che sono in emergenza e regioni che aspettano di entrare in emergenza. Chiediamo che l’età non sia un criterio per le cure. Molte strutture hanno separato le persone con sintomi caratteristici del virus da quelli che, almeno apparentemente, sono negativi: questo perché nelle RSA non vengono fatti i tamponi».

Le scelte sono essenzialmente due, spiega Sgubin: «Si garantisce il trasferimento degli anziani ospiti delle RSA negli ospedali, oppure, se viene deciso che non possono arrivare agli ospedali, allora si deve offrire un sistema che garantisca strumenti adeguati per affrontare l’emergenza: farmaci, specialisti come pneumologi, infettologi, cardiologi; farmaci e macchinario medico sanitario, la formazione e l’informazione del personale interno; le necessarie indicazioni per l’ossigenoterapia, oltre agli strumenti medici che servono a tutti gli specialisti».

Secondo Massi: «È fondamentale fare più tamponi sia al personale che agli anziani ospiti delle residenze. Aumentare i DPI per ridurre i ricoveri in ospedale; isolare le persone affette da sintomi da Covid-19; chiediamo alle Istituzioni che il Parlamento, in sede di conversione in legge del decreto “Salva Italia”, preveda di inserire una norma a tutela degli amministratori e degli operatori delle strutture pubbliche e private, sanitarie e socio-sanitarie (come quella proposta da Uneba)».

Per far fronte a queste emergenza, Ansdipp ha creato una rete di contatti stretti tra le diverse regioni, con un coordinamento nazionale, cercando di condividere protocolli e buone prassi sia sul fronte della prevenzione che su quello dell’emergenza. Sono stati coinvolti i referenti territoriali reginali di Ansdipp e alcuni esperti del Comitato Tecnico Scientifico, tra cui l’avvocato Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, Consulente del Ministero del Welfare nazionale, il quale fornisce costante e qualificato supporto all’Associazione in termini di informazioni e aiuti interpretativi delle diverse norme nazionali e regionali. Lo stesso Degani, con riferimento alla situazione della regione più interessata all’epidemia, la Lombardia, ha dichiarato: «Alle altre Regioni dico di non ripetete l’errore della Regione Lombardia. Le RSA sono state abbandonate a se stesse: mancano mascherine, guanti monouso, protezioni adeguate per i lavoratori. Attualmente registriamo anche un calo della forza lavoro sia perché alcuni dipendenti sono andati ad aiutare gli ospedali, sia perché si sono registrati casi di quarantena anche tra il personale»

«La nostra associazione – continua Sgubin – è in prima fila per gestire l’emergenza sanitaria. I direttori di tutte le regioni d’Italia si confrontano giornalmente sulla questione e sono continuamente in contatto. Inutile dire che il mondo del Welfare, in particolare quello degli anziani e disabili cronici e fragili, assistiti in RSA oppure in centri servizi, è messo a durissima prova. Siamo fortemente preoccupati di come il mondo della politica e delle istituzioni si stia disinteressando e interessando tardivamente, alle decine di migliaia di anziani e disabili istituzionalizzati nonostante siano quelli in assoluto più a rischio di morte». Poi continua: «Capiamo che l’emergenza è sanitaria e ospedaliera, ma vi è un “mondo”, enorme, di persone fragili e croniche assistite da un esercito di persone: medici, infermieri, operatori socio sanitari e altre figure professionali. Tutti impegnati in una lotta senza armi, abbandonati a sé stessi senza protezioni, senza la possibilità di effettuare tamponi, con le incognite dei contagi e i rifiuti degli ospedali per i ricoveri di emergenza. Una situazione pesantissima che non possiamo gestire da soli. Vi sono timidi segnali di attenzione, che speriamo diventino grandi risposte adesso, prima che sia troppo tardi».

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