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Costruire relazioni in una comunità: il lavoro del Centro di Solidarietà nel Quartiere Giardino di Reggio Emilia

Prosegue la presentazione dei progetti di volontariato degli enti Uneba premiati al convegno Uneba di Padova “Custodi della fragilità 

L’associato Uneba Centro di Solidarietà di Reggio Emilia ha presentato, con Giulia Notari, il progetto “Riattivare le energie di quartiere”

Il progetto aveva l’iniziale obiettivo di osservare e studiare il Quartiere Giardino, un quartiere popolare adiacente al CEIS, per giungere in seguito a riflessioni in base a ciò che si fosse rilevato.

La modalità più funzionale per la raccolta di informazioni e bisogni è stata individuata nelle visite casa per casa, che hanno permesso non solo di parlare con le persone e di conoscerne i vissuti, ma anche di trasmettere un senso di vero interesse verso i loro pensieri e preoccupazioni.

In seguito si è iniziato a pensare di aumentare la conoscenza reciproca tra gli abitanti attraverso attività create con l’intento di rispondere a parte dei loro disagi. Questa possibilità è emersa dopo aver constatato tra gli abitanti la mancanza di relazioni di buon vicinato che siano di sostegno e di confronto nella quotidianità.

Per questo gli obiettivi condivisi erano due: di instaurare relazioni che avrebbero potuto permettere loro di aumentare la fiducia reciproca e di condividere disagi comuni e risorse; di aumentare il loro senso di partecipazione alla comunità e il senso di responsabilità verso di essa.

La preoccupazione degli operatori era volta a favorire la nascita di progetti che avrebbero potuto continuare nel tempo. Per fare questo bisognava instaurare un dialogo con e tra gli abitanti. Ognuno di loro avrebbe potuto mettere in campo risorse e tempo per costruire attività il cui beneficio sarebbe andato a vantaggio di tutti. Altro punto fermo era la reciprocità. Se non si vuole cadere nella logica dell’assistenzialismo è importante lavorare sul senso di responsabilità di ciascuno stimolando l’attenzione all’altro e ai suoi bisogni e valorizzando le risorse personali e il contributo che possono dare alla comunità.

1) Distribuzione alimentare Durante la fase di osservazione e ascolto è arrivata la proposta di due supermercati di collaborare per ridurre gli sprechi donando a famiglie in difficoltà prodotti freschi. Questa disponibilità è stata colta come l’occasione per ideare un’attività che coinvolgesse le risorse delle famiglie in difficoltà economica del quartiere. È nata così un’attività che prevedeva il coinvolgimento attivo dei fruitori, promuovendo la logica della reciprocità e della responsabilità diretta. Per la gestione del servizio è stata coinvolta la parrocchia che ha messo a disposizione locali, mezzi di trasporto e 15 volontari. Volontari e beneficiari insieme hanno effettuato la raccolta e distribuzione dei prodotti alimentari.
L’attività, iniziata a gennaio 2013, prosegue tutt’oggi e ha rafforzato le competenze e i ruoli dei soggetti coinvolti ed ha contribuito alla costruzione di rapporti di fiducia. Questa attività è potuta proseguire anche durante i mesi del lockdown, grazie al supporto di nuovi volontari che hanno collaborato per garantire il rispetto delle regole per il contrasto alla diffusione del Covid-19. La capacità del sistema di fare rete e di migliorare il fronteggiamento dei problemi è stato un elemento fondamentale per poter dare continuità all’attività in un momento così delicato, nel quale sono aumentati i bisogni delle famiglie e anche il numero di famiglie in stato di bisogno.

2) Doposcuola Il doposcuola nasce da un bisogno espresso dalle famiglie del quartiere che hanno richiesto un aiuto per sostenere i figli nei compiti. Questo avrebbe potuto rappresentare per i bambini anche l’occasione per socializzare con i coetanei del quartiere. Inizialmente abbiamo verificato la disponibilità dei locali e dei volontari della parrocchia. L’attività è stata presentata alla coordinatrice della scuola primaria del quartiere affinché potesse promuovere l’iniziativa tra le insegnanti per l’invio di scolari in difficoltà. L’obiettivo più allargato era quello di favorire uno scambio tra le famiglie e riuscire a conoscere persone che non erano state intercettate. La compilazione di un modulo di iscrizione è stata l’occasione per entrare in relazione con famiglie nuove e per ascoltare le loro storie.

3) Progetto di animazione Negli incontri fatti con i volontari si è avuto modo di conoscere una donna che era più portata alla conduzione di momenti ludico-ricreativi. È nata così l’idea di organizzare un’attività di animazione per bambini e ragazzi che già vivevano liberamente lo spazio cortilivo tra i palazzi. I ragazzi hanno scelto il nome “I Mille Colori” perché sono un gruppo composto da etnie diverse. L’alto numero di ragazzi coinvolti dai 5 ai 18 anni ha dimostrato come sia presente il desiderio di essere guidati nel gioco, superando la divisione in piccole bande. Un effetto inatteso è stato l’interessamento a questa iniziativa delle persone anziane. Le animatrici sono riuscite a coinvolgerli tramite la messa a disposizione di bibite e merende. Quello che è emerso da questa esperienza è una realtà che ha bisogno di catalizzatori di energie e di linee guida, sia per quanto riguarda i bambini e i ragazzi sia per il mondo degli anziani.

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