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Senza infermieri, futuro a rischio per le Rsa – Comunicato stampa Uneba

comunicato stampa

SENZA INFERMIERI, FUTURO A RISCHIO PER LE RSA: CHI SOSTERRA’ GLI ANZIANI PIU’ FRAGILI E LE LORO FAMIGLIE?

Nelle Rsa e nelle strutture sociosanitarie in tutta Italia manca personale: medici in alcune regioni, operatori sociosanitari in altre, ma soprattutto, con ampia diffusione, mancano infermieri professionali.

“E’ come per il riscaldamento globale: la situazione della carenza di infermieri continua ad aggravarsi e più aspettiamo ad intervenire, peggio sarà”.

A lanciare l’allarme è Franco Massi, presidente nazionale di Uneba  , associazione di categoria che raccoglie circa 1000 enti in tutta Italia, quasi tutti non profit: in gran maggioranza, Rsa per anziani.

“Mancano infermieri nelle Rsa e, se non si interviene, continueranno a mancarne a lungo”, rincara Fabio Toso, vicepresidente nazionale di Uneba e direttore generale di Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus.

  • Da dove viene il problema della carenza di infermieri?

Durante la pandemia, la sanità pubblica ha assunto moltissimi infermieri, tra cui molti che prima lavoravano in Rsa o strutture sociosanitarie. Ma il problema della carenza di infermieri viene da lontano: come esposto dal prof. Angelo Mastrillo al congresso Uneba Veneto, dal 2001 a oggi i posti nei corsi di laurea (a numero chiuso!) per infermieri sono mediamente del 24% inferiori al fabbisogno di infermieri stimato dalle organizzazioni di categoria – e in ogni caso non tutti gli studenti arrivano alla laurea. E i laureati sono il 39% in meno del turnover annuale di infermieri, nei valori medi degli ultimi 20 anni.

  • Quali sono le conseguenze della carenza di infermieri?

“Se non ci sono abbastanza infermieri – spiega Toso – , gli enti non possono continuare a garantire lo stesso servizio agli anziani non autosufficienti. Ridurre la qualità del servizio non è la nostra scelta. Non rispettare gli standard di personale fissati dalle Regioni, men che meno. In assenza di altri interventi, rimane allora la scelta più dolorosa, quella che varie strutture per anziani hanno già dovuto compiere: ridurre i posti letto. Ma questo significa non offrire accoglienza ad anziani che ne hanno bisogno, andando contro i nostri valori. E mettere in difficoltà centinaia di famiglie che non possono prendersi più cura dei loro cari quando la loro non autosufficienza diventa insostenibile. Senza dimenticare le possibili conseguenze sul futuro delle Rsa e dei loro posti di lavoro, se saranno ancora costrette ad operare a mezzo servizio”.

  • Quali possibili soluzioni?

Uneba presenta almeno tre proposte che, seppur non risolutive, possono essere preziose.
1. In mancanza di infermieri in Italia,  far arrivare infermieri qualificati dall’estero. Uneba è al lavoro, con altri partner del non profit, per costruire collaborazioni con scuole per infermieri estere.
2. Inoltre, formare e inserire nelle strutture operatori sociosanitari con formazione complementare che operino sotto la guida degli infemieri garantirebbe maggiore qualità. Su questo tema, da alcune Regioni, come Liguria e Veneto, abbiamo avuto risposte incoraggianti.
3. Anche la tecnologia può venire in aiuto. Alcune strutture Uneba già utilizzano un sistema robotizzato per la preparazione delle dosi di farmaci giornalieri per gli anziani: l’infermiere, libero da questa mansione meccanica, può dedicarsi appieno alla persona assistita.

“E’ come a Glasgow per il clima – chiude Massi-: serve il contributo di tutte le parti in causa per migliorare la situazione oggi e per evitare che gli anziani e i fragili si trovino domani in una situazione ancora peggiore”.

***

Citano il comunicato Uneba (sezione in aggiornamento):

Redattore Sociale

Nurse Times

SIR

PanoramaSanità


1 Comment

  1. Uneba Puglia, unitamente ad altre associazioni maggiormente rappresentative, ha ottenuto dalla regione la possibilità di sottoscrivere protocolli d’intesa tra l’ente gestore di servizi sociosanitari e l’asl di appartenenza. Tanto al fine di poter far usufruire alle RSA di prestazioni infermieristiche di soggetti impiegati nel Pubblico, ormai in evidente esubero a seguito del calo dei contagi e delle vaccinazioni di massa già effettuate. Tuttavia l’iniziativa non può ancora dirsi perfezionata atteso che l’infermiere non ha l’obbligo di accettare questa sorta di extra moenia, preferendo restare a servizio diretto del SSN.


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